Capitolo Ottavo: “Panta Rei”

Questa casa non è più come prima; ora i demoni girano tranquilli. Non sono piu al sicuro. Troppi posti da evitare. In queste condizioni difficilmente riuscirò a portare a termine il mio impegno. Ho bisogno d’aiuto, un aiuto che non arriva e un vecchio incubo che ritorna: Il Suo nome!
Panta rei
Ormai non riesco più a passare il tempo che vorrei in questo luogo.
Tutto scorre.
I volti, le azioni e le situazioni. Non so più da chi son circondato.
Anche i valori son persi. Solo lei mantiene la sua fedeltà. Me lo ha provato, là, in alto, tra le guglie e le gargolle e tra le torri di quel palazzo. Ormai il mio futuro è lei. L’unico viso che riesco ad intravedere chiaramente nella nebbia; questa nebbia circolare che soffoca e che libera da tutto.
Mi ha raggiunto un sussurro dal passato; una voce che non sentivo da tempo; un volto che avevo perso. Colei che mi fece un dono. L’unica che lo fece.
Per molto tempo la inseguii senza mai trovarla. Ma ora è tornata e so come trattenerla.
Non la perderò più, mai più!
Tu che mi hai donato la rosa non dovresti covare odio nel tuo cuore, ma speranza nell’eternità della nostra vita. Molte cose possono mutare!” , mi disse.
Guardo gli alberi verdi scossi dal vento freddo,
alti e grandi scendo verso quelle due figure che si abbracciano.
Il treno fermo, decine di persone che girano e camminano ed io
lì a confondermi tra quelle mentre i due si stringono.
Ho finito quel che avevo da fare,
lascio che le foglie al vento spezzino quel filo
tra i miei occhi e loro e mi volto,
allontanandomi,
mani in tasca.
Davanti a quelle scale mi fermo un istante mentre, il vento, alza la mia lunga giacca; penso alla mano destra sulla dolce schiena sottile; alla mia mano sinistra. Alle sue mani aggrappate, finalmente, ad un volto e sorrido di quel possibile sorriso, scendendo le scale e svanendo da quel nuovo sogno a cui non appartengo. Lunghe notti e strette vie che percorro per raggiungere la mia Signora. Sento le tenebre seguirmi come a voler mangiare la mia ombra, che mi perseguita, in un susseguirsi di passi, vicoli, svolte e paesaggi. Piccole lanterne appese fuori dalle taverne, che guardo e non osservo, senza mai fermarmi.
La luna segna la mia via, ormai. Strade, senza fine, mi portano da lei. Adesso seguo, anch’io, questa via. Quell’ultima fatale strada che conduce al portone del mio destino. Lei mi ha chiamato.
Questa notte.
E questa notte, finalmente, con essa, finirà il mio tormento, mentre son qui ad attendere che apra le tenebre e nella luce soffusa di una candela, mi conduca su per le grandi scale, da me viste solo nei sogni. Lei, la Signora dei sogni e dei miei incubi più reconditi, sta aspettando per prendermi con se ….
Lunghe notti ho atteso questa via indicata, al di fuori della mia vita eterna.
Lunghe notti ho atteso questo momento. Il momento in cui mi avrebbe portato via da questa vita terrena. Proprio come l’anima che verrà condotta lungo il supplizio della morte e salvata all’ultimo istante, per vedere l’inferno e il paradiso insieme; tutto in un solo attimo di piacere immenso che mi condurrà alla via della non vita, della non morte, del non più nulla. Non sento più dolore; non sento più passione, né rancore. Solo il desiderio che lei sia in eterno in questo connubio di disperazione e ardore nel mio povero cuore, protetta nel calore del sangue; dietro un sorriso sporco di rosso. Il rosso rubineo che fu colore, nel simbolo del “per sempre”, ultimo cimelio di questa mia vita trafugata dentro l’attimo in cui ella mi chiamerà a se.
“Offriti, calice ricco
d’ambrosia del sacrificio.
L’ossa e la polpa si scuotono
ancora al passaggio languido
del tuo ritmico affondare.
E colata densa e viscida
di lucido irrompe al basso:
così divien quell’amarti
stanco.
Così io ti sento esplodere
la pulsione già sopita”.
Victor

“Panta Rei-By Ninni Raimondi” ©Copyright2011 (Già pubblicato in data 19 Maggio 2007 AMRaimondi)

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Immagine: Google – EVFDGraphics

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