Capitolo Settimo: “Pointe St. Mathieu”

Mi sentii scuotere leggermente.
“Madame, siamo arrivati a Point Saint Mathieu”. Mi disse con voce incolore il tassista.
Scesi da quella scatola di latta e lo liquidai con un gesto secco.
Mi guardai attorno.
Rimasi ipnotizzata dal panorama avvolto da minacciose nubi di tempesta, dalla fitta nebbia che avvolgeva l’abbazia abbandonata, ovattava le grida acute dei gabbiani. Ero attratta dalla magica verticalità della cruda falesia che si ergeva dalle acque profonde e irrequiete, nere come la pece. Sfaccettature di un magico non luogo, incorniciato da un faro e da antiche rovine di pietra scura. Ero ritornata nella prua di un piccolo mondo dimenticato e antico. L’unico bagliore, proveniva dal faro. Il suo occhieggiare pulsante e vivido, sembrava stanco, quasi si stesse arrendendo alla forza delle tenebre. M’incamminai verso il litorale, verso quella costa priva di luce bardata di silenzio; verso quell’oceano che urlava il suo lutto. Eravamo una di fronte all’altro, come due nemici.
Le onde ruggivano e la bocca spalancata degli abissi, schiumava di rabbia. L’aria salmastra mi bruciava gli occhi, il gusto salino riempiva la mia bocca quasi a volerla sigillare. Lasciai volare il cuore oltre le onde, molto più in alto delle rocce che si stagliavano contro il cielo come affilate lame. E nel soccombere senza morire, senza parlare fino a perdermi nel mare Atlantico,  decisi di lanciare la bottiglia in quel mare carnefice, che tutto mi aveva donato e che tutto mi aveva preso. Vinta, ma non perdente mi protesi verso quell’inferno d’acqua. Ottanta piedi mi dividevano da lui. Sarebbe stato un piccolo salto. Il vetro si sarebbe frantumato e il mare avrebbe avuto il suo sacrificio.
Qualcosa mi faceva esitare, qualcosa mi faceva retrocedere dal lanciare la bottiglia. E l’idea malsana di sacrificare anche me stessa, prese forma tra i pensieri. Ero partita da Parigi sicura e arrogante, con la certezza di cosa dovevo fare. Ora, non mi volevo dividere da ciò che mi ancorava al passato. Avrei rinnegato me stessa e tutto ciò che mi teneva legata a Victor. Sarebbe stato più semplice morire.
Mi lasciai scivolare sul terreno umido, ricordando una poesia di Bousquet. “La morte è la solitudine delle persone amate, questa nebbia intorno a loro che nessuna tenera parola può attraversare. La morte è il dolore e la disperazione nelle stesse parole che furono l’ebbrezza della felicità. La morte sono i pianti che sgorgano ascoltando una parola che voleva dire amore”.  
Piansi.

“Pointe St. Mathieu-By EmmaVittoria F. Dall’Armellina” ©Copyright2011

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Immagine: Bibikow Walter-
“Lighthouse-at-Pointe-de-st-Mathieu”-EVFDGraphics

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