Capitolo Secondo: “Il canto”

Sentivo più voci farsi largo tra le ombre, immobile; nell’aria che stagnava sulle gocce fredde del soffitto spiovente, gli occhi chiusi … e tanta sete.
La gola sussurrava appena un alito di vita e nel tremito intenso, l’unico segno del sangue che ancora scorreva, anche se lento … ormai prossimo alla sua ultima fermata.
Stavo così, persa nel luogo in cui mi avevi imprigionata … debole; come un lamento nella notte senza volti, vedevo le Tue belle mani … bianche come un tempo, farsi strada sulla lama del rasoio, a tratti eri illuminato da un vago sorriso, ma non era di gioia e nemmeno vittoria, era vuoto e risuonava di follia.
Stranamente lieta di poter condividere anche quell’oscuro tratto di sentiero, senza vento e senza luce … mi ripetevo che mi avresti ancora ricordata e che non sarei più apparsa solamente come un gioco nei labirinti dei Tuoi pensieri. Ero trascinata dalle voci, semplici suoni che dall’esterno colpivano i sensi assopiti e doloranti.
Pioveva a dirotto … mi è sempre piaciuto il suono della pioggia sui vetri infranti, sembra una danza di piccoli passi affrettati … un andirivieni concitato come in preparazione di una festa. Pioveva anche dai miei occhi, ma non ero io a volerlo, piuttosto guidate da una volontà forte ed indipendente dalla mia persona, le lacrime scendevano mischiandosi all’acqua piovana in una pozione che sapeva di mare annacquato. Sul collo i segni del tuo Potere, a tratti rossi e viola, ancora disseminati di piccole punture delicate, forellini aperti alla tua volontà felina.
Stavo giocando a non esserci più, a fare già finta di essermi allontanata dalla coscienza del dolore che mi lacerava lentamente. In alto aleggiava uno specchio, la cornice in decadenza, come il resto della stanza, rendeva il contorno del posto come protratto in una strana visione, non viva e non più reale di un incubo notturno.
Sentivo le voci potenti delle pareti vuote, c’erano disegni dappertutto, scarabocchi e simboli di fiamme ardenti ai lati delle porte … decine e decine di porte disseminate a ridosso dei muri, come bocche d’infiniti inferni aperti alla disperazione.
Fumi e vapori di corpi invisibili trasparivano dal pavimento e lievi riverberi di luci s’intravedevano tra le assi sconnesse … stavo ripercorrendo le vie della ragione ma non c’era uscita alla fine del respiro … non c’era ombra di dubbio sul riflesso nero che vedevo nella mente.
Ero così … sospesa fra gli estremi limiti di un luogo remoto da cui non sarei mai tornata integra … affannata e stanca, mi assopivo ad intervalli regolari come per rielaborare l’irrealtà di quell’istante, ma non era sonno e non era sogno …
… e nella marea scura che saliva dal profondo abisso, la Tua voce risuonava metallica e priva d’inflessione, Anima contro Anima, più soffermavo lo sguardo sul Tuo pallido profilo, più combattevo contro quel male che Ti divorava … e che stava distruggendo anche Me. Sorridevi fissando il vuoto del tempo trascorso e mi osservavi attraverso i riflessi del Nulla che ci circondava … solo Io e Te … Uniti da una catena infernale, questo il luogo in cui si stava decidendo il Nostro Comune Destino d’infelici Immortali.
Le mani giunte sotto la pioggia ed un’infelicità che solo noi potevamo considerare come l’Unione Oltre le Porte dell’Orrenda Prova.
Non c’era freddo ora e sulle ferite brillava un canto …
… L’Ultimo.

“Ultimo Canto-By Nighail ” ©Copyright2011

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Immagine: Google – EVFDGraphics

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1 thoughts on “Capitolo Secondo: “Il canto”

  1. Uno scrivere, il tuo che viene dal profondo del tuo sentire; è questione di carne e di spirito…
    di sangue e preghiere…
    parole che si inviluppano per stordire ed inchiodare nel pensiero oscuro della nostra esistenza!
    sei una poetessa affascinante e trascinante…mia cara

    Lorenzo

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ANDREA GRUCCIA

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